UNOperUNO. Edizioni Gruppo Dinamo

Collana UNOperUNO
"Un nome da gatto" di Patrizia Ferretti
Introduzione di Silvia Ammavuta
pubblicato da Gruppo Dinamo

 

L’apertura di un sipario è il preludio di emozioni e sensazioni, invita gli spettatori alla condivisione della storia aprendo una finestra su un mondo che fino a pochi attimi prima era di là.
Vivere il teatro attraverso un testo scritto è come farsi raccontare un sapore, la sfumatura di un colore, il suono di una voce, uno stato d’animo, e in questo solo il proprio vissuto può aiutare, ma ecco che la commediografa Patrizia Ferretti riesce egregiamente: porta il lettore dentro un teatro, lo invita, girando la prima pagina, ad aprire il sipario che divide gli attori dalla platea per entrare in una storia in cui è facile rispecchiarci. Nei dialoghi le battute arrivano veloci ed efficaci regalandoci schermaglie in cui il sarcasmo e l’ironia fiorentina emergono in maniera preponderante, suscitando il sorriso.
Non manca la situazione paradossale, eppure, in quel paradossale c’è l’essenza di una coppia sposata da trenta anni che, come molteplici coppie, ha un sogno nel cassetto e si adopera affinché si concretizzi facendo forza sulle proprie possibilità economiche. Lo squillo del telefono è la porta che si apre su una fortuna inaspettata che arride i coniugi e li trascina in una vicenda dai colori brillanti in cui non mancano i colpi di scena.
Da un quotidiano fatto di gesti e consuetudine, di certezze e piccole manie, Simona e Marino affrontano con spigliatezza una serie di prove per poter accedere a un’eredità piovuta dal cielo.
Patrizia Ferretti nella semplicità di un lessico quotidiano fa emergere, non solo nei protagonisti ma anche negli altri personaggi, i lati deboli, i compromessi che non avrebbero mai pensato di arrivare ad accettare, li conduce quasi all’esasperazione con maestria, così come esalta e mette in luce le caratteristiche di ognuno di essi: un amico storico entrante e comunque sempre presente, un fratello che rientra da un viaggio in India durato anni in cui è andato a cercare se stesso, un cane di pezza e un fantomatico nome da gatto che stravolgerà le loro vite.

Silvia Ammavuta

 

Volume consultabile su   www.issuu.com/gruppodinamo

 

acquistabile su Amazon libri:

UNOperUNO.UN NOME DA GATTO di Patrizia Ferretti

 

 

Il tessuto narrativo  che Adriano Baccaglini ci presenta  è una formula  che sta tra la licenza poetica e il diario, una sorta di benemerenze associate ad un inferno personale, che lo stesso autore circoscrive in due tempi sospesi: il 2020 e il 2021. Due anni d’ insicurezze e di mancanze, dove il quieto vivere, o meglio la così detta normalità, si sono interrotti in una specie di itinerario sconosciuto, dove paure e arroganze hanno creato desolazione e profonde testimonianze delle  proprie e altrui inconsapevolezze.
Adriano formula il tempo dei due anni come se li vivesse ma rileggendoli da un punto di vista diverso, non usa solo il suo stato emotivo, ma raccoglie la propria intimità trainandola verso una ricerca di soggetti associati al tempo e, il tempo, che l’autore scandisce, è fatto di esempi, di osservazioni che non chiariscono nulla se non certi avvenimenti che potrebbero accadere nello scorrere del suo tempo.  
Molte le riflessioni che l’autore annota e tutte decise secondo un preciso calendario mnemonico, fatto di appartenenze emotive e sentimentali, accumunate da ispirazioni visive: elaborazioni interpretabili in un male benemerito di espansioni mentali.
Adriano crea un conflitto temporale tra il bisogno di descrivere in prosa visioni,avvenimenti e la necessità di accostare emozioni a liriche pungenti, quasi delle litanie effervescenti piene di  attenzioni : poesie involontarie ordinate da una sincera esigenza.  
2020-2021 è un raccoglitore di documenti letterari che scandiscono i giorni e il tempo che passa, fino a toccare una lettura psicologica della propria esistenza, in una possibile morale che cerca nell’immoralità esistenziale una salvezza. Un richiamo oscuro che travolge il giorno per dedicarsi alla notte, fino a sorvegliare ogni possibile apertura di luce o di abbagli emotivi...

 

Volume consultabile su   www.issuu.com/gruppodinamo

 

In vendita su Amazon.it Libri

DuemilaVENTI DuemilaventUNO di Adriano Baccaglini

 

Massimo Innocenti

 

Immagina un essere senza paesaggio,

 

nessuno sfondo, solo

 

vaghi contorni: Immagina

 

qualcuno senza parenti

 

né provenienza, non ha meta,

 

né voglia, solo cavi

 

d’alta tensione

 

dei nervi . …

 

 

 

Chandra Livia Candiani

 

 

 

 

 

 

 

Urbanistica è un opera letteraria di Ludovica D’Alessandro, un’altra prova dove l’autrice dimostra la sua inquietudine di fronte al suo “recinto” psicologico, ma non lo rende esplicito, o almeno non fa di queste vicende la sua unica storia, anzi, gli avvenimenti raccontati diventano presupposti per altre possibili storie, forse è meglio dire situazioni.

 

Il luogo, i luoghi, per la scrittrice, diventano spazi conosciuti, talmente conosciuti che sembrano studiati nel loro centro, al cuore di un momento che diventa spazio vissuto. Un vissuto che ogni posto, ogni emozione o gesto fanno parte di un’ edificazione ambientale: uno stradario emotivo che lascia intravedere una realtà camuffabile dalla stessa visione, per poi armonizzare forme e sensazioni come ricordi esistenziali.

 

Non esiste, per l’autrice, in tutti i suoi passaggi ambientali, una reale configurazione degli odori o dei piaceri di cui il personaggio possa vivere, perché si accumulano reazioni e contraddizioni che diventano vortici impenetrabili e visibili se sai codificare le piccole assonanze letterarie che l’autrice lascia scivolare in parole e costruzioni figurative, alternandosi tra realtà e una strana meta-fisicità.

 

Ludovica sceglie l’urbis, il luogo della città, come spazio visivo e come suo ambiente esistenziale: gira, raccoglie, parte e ritorna segnando ogni spazio come la sua casa, un qualcosa che conosce ma che non sa riconoscere come suo, come affetto, legame o ricordo. L’autrice si impadronisce solo dell’ esistenzialità, al punto di creare battaglie e avventi tali da scompaginare anche i piccoli segni che potrebbero farle riconoscere un panorama famigliare. Ludovica non vuole raccontare, ma rendere visibile il racconto e lo gestisce tracciando tempi, ore e attimi in un insieme di circostanze che si palesano come ombre sanguigne.

 

Ombre quotidiane come quotidiani sono i titoli che sceglie per ogni racconto, come a puntualizzare un momento incomprensibile per la sua sensibilità. In un giorno, come quello o l’altro o ancora quello che può avvenire, diventano i presupposti per raccogliere indizi, simboli metaforici dove riscoprire la purità del brillio della propria luce interiore.

 

Urbanistica non è solo il luogo della città, per l’autrice sono tutti i luoghi dove si soffermano gli affetti non vissuti, dove l’inspiegabile esuberanza diventa fondo di un abisso sovraeccitato dal suo assetto introspettivo. Un legame che fa della composizione temporale di una possibile geometria, qualcosa d’ istituzionale, nel senso che anche se riconosce le possibili aberrazioni, queste diventano necessarie per poter sopravvivere al dominio del centro urbano; il cuore dinamico della sua esistenza.

 

Una vita che si emula nel paradosso di se stessa, al punto di scandagliare l’abisso senza alcuna protezione, ma con la nuda fragilità di un corpo nato dal silenzio della propria mercificazione emotiva. Racconti, quelli di Urbanistica, che costruiscono vie e quartieri dove storie e attimi riescono a convogliare momenti profondi, così nel fondo che svelano una luce diversa, inventata ma sufficiente per ordinare una spiritualità da troppo tempo tenuta all’indice delle parole. Le parole della scrittrice, che essa stessa camuffa in relazioni apparentemente inventate, sono un soliloquio paranormale, al punto che vere realtà diventano mistero e incomprensioni e, nello stesso istante in cui le parole accentrano l’argomento con il gioco di parole riconoscibili, le parole stesse nascondono altre che non hanno ancora la voglia o il desiderio di essere scritte.

 

Racconti di un quartiere senza confini, dove strade, angoli, luci e oscurità diventano soggetti dai caratteri ieratici legati a immagini che formano un mosaico di un giorno infinito.

 

Ludovica D’Alessandro converte il silenzio in una fame di bisogni e le sue composizioni letterarie diventano il tu variabile cui dimostrare la sua stessa esistenza. Lo fa vagheggiando tra memorie e piccole storie quotidiane, dove comportamenti e accenni di un perbenismo reazionario si trasformano, di riflesso, in un noi creaturale, che avvicina elementi e sensazioni in ambienti e spazi. Non importa a Ludovica essere realista, gli serve il linguaggio assente per dimostrare l’immediatezza dell’attimo o del tempo, la sua realtà diventa vera al punto che tutto si può immaginare, anche la sua voce interiore che parla e declama ogni più piccola mappa per l’ascolto.

 

 

 

Massimo Innocenti

 

 

 

Volume consultabile su   www.issuu.com/gruppodinamo

 

In vendita su Amazon.it Libri